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La transizione energetica in Italia: una grande sfida

transizione energetica Italia

Una delle sfide per il 2023 nel settore dell’energia è senza dubbio potenziare la transizione energetica, cuore del cambiamento in atto in questo settore. 

Per spiegare questo processo in maniera efficace, richiamiamo il settimo obiettivo dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’ONU: “Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni”. 

Attraverso questa missione, infatti, i leader mondiali hanno sancito l’importanza della transizione energetica come traguardo globale. 

Partendo dallo scenario internazionale, vediamo insieme a che punto è la transizione energetica in Italia e perché è una grande sfida. 

 

La questione energia a livello globale

Stando all’ultimo report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il settore dell’energia causa i due terzi delle emissioni di gas a effetto serra del mondo.

Con l’Accordo di Parigi del 2015, i leader mondiali hanno stabilito l’obiettivo di limitare ben al di sotto dei 2 gradi Celsius il livello di riscaldamento mondiale, con una concreta riduzione di queste emissioni del 20-30% entro il 2030. 

Cos’è la transizione energetica?

La transizione energetica, spiegata in una frase, è il passaggio progressivo da un sistema di produzione e utilizzo di energia basato su fonti fossili (carbone, petrolio e gas) a sistemi basati su energia rinnovabile, come il fotovoltaico, l’idroelettrico, il geotermico e l’eolico. 

A differenza di quelle fossili, le fonti energetiche rinnovabili comportano zero emissioni di CO2 e non sono soggette ad esaurimento. La transizione energetica è, dunque, fondamentale per raggiungere l’obiettivo Net-Zero (emissioni nette di gas serra pari a zero).

Tuttavia, a seconda del sistema preso in considerazione, ci sono anche degli svantaggi legati al loro utilizzo. Ad esempio, gli impianti fotovoltaici ed eolici hanno bisogno di una grande porzione di suolo per produrre la stessa quantità di energia che si produce con le fonti fossili in uno spazio più piccolo. 

Perché è difficile affrontare la transizione energetica? 

Le condizioni socio-economiche, la disponibilità di risorse naturali e l’assetto istituzionale variano da paese a paese. Questa è una delle principali ragioni per cui la transizione energetica non può avvenire in tutto il mondo con gli stessi tempi e le stesse modalità.

Ci sono alcuni Paesi, come Norvegia e Islanda, che per la loro dimensione ridotta e la particolarità del loro sistema economico, hanno già raggiunto la transizione energetica. 

Al contrario, negli ultimi anni, la grande crescita economica dei paesi emergenti ha causato un aumento della domanda di energia, che ha rallentato il processo di transizione, incentivando l’utilizzo di fonti fossili, come il carbone o il petrolio.

Dall’ultima analisi condotta da Enea emerge che la transizione energetica in Italia è andata incontro a un periodo di forte rallentamento nel terzo trimestre del 2021. 

L’indice Ispred, che valuta le tre dimensioni fondamentali per la transizione energetica, (decarbonizzazione, sicurezza dell’approvvigionamento e prezzo dell’energia) ha, infatti, registrato un calo dell’11% rispetto al trimestre precedente e del -35% rispetto al terzo trimestre del 2020. 

Quali prospettive per la transizione energetica? Dall’Europa all’Italia

L’Unione Europea ha adottato il piano per la transizione green, chiamato “Fit for 55”, dove 55 indica la percentuale di riduzione delle emissioni di gas serra che si intende raggiungere entro il 2030.

Il piano UE prevede il raggiungimento del 45% delle energie rinnovabili nel mix energetico, come obiettivo chiave.

 

Come raggiungerlo? Quali azioni da mettere in campo? 

In Italia è stata adottata una strategia basata anche su obiettivi specifici per ogni settore industriale. Tuttavia, questo non è sufficiente. Per virare concretamente verso un sistema energetico a basse emissioni, il nostro paese deve avere una maggiore competitività a livello energetico, riformando la burocrazia che spesso costituisce un ostacolo e rallenta il processo di transizione. 

Solo così anche cittadini e lavoratori potranno beneficiare dei potenziali vantaggi correlati alla transizione energetica.

 

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